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Ryanair, il pilota è una Srl

Un pilota denuncia come funzionerebbero i contratti con la low cost irlandese: molti sarebbero assunti da agenzie interinali e costretti ad aprire Srl in giro per l'Europa. Quindi in Italia non pagano le tasse e adesso il fisco contesta.

Ryanair, il pilota è una Srl

Un pilota denuncia come funzionerebbero i contratti con la low cost irlandese: molti sarebbero assunti da agenzie interinali e costretti ad aprire Srl in giro per l'Europa. Quindi in Italia non pagano le tasse e adesso il fisco contesta.

Molti piloti della compagnia aerea irlandese Ryanair sono preoccupati. Il fatto è che, pur lavorando e vivendo in Italia, sono assunti in Irlanda e non hanno quindi mai pagato tasse e contributi nel nostro paese.
Solo che adesso il fisco italiano si è messo sulle loro tracce, recapitando lettere che chiedono indietro gli arretrati: ne abbiamo viste alcune con contestazioni per omesse dichiarazioni di redditi annuali pari a oltre 40mila euro. E non hanno certo stipendi da sogno, considerato anche che molti piloti sono pagati a cottimo, vale a dire a volo effettuato.

I piloti Ryanair, però, spiegano di non aver evaso il fisco volontariamente: la compagnia aerea, infatti, assumerebbe molti di loro attraverso agenzie interinali in gran parte irlandesi.
Sarà per questo che le stesse agenzie interinali chiederebbero ai piloti di aprire delle Srl (Società a responsabilità limitata): un modo, probabilmente, per continuare a farli lavorare per Ryanair senza che la compagnia sia costretta, passato un certo numero di anni, ad assumerli.
Un pilota Ryanair, che ha chiesto di rimanere anonimo, spiega che queste Srl hanno spesso sede in paesi a fiscalità agevolata: Irlanda, Slovacchia, Cipro, Malta, Isola di Man.

Il contenzioso fiscale tra Ryanair e Italia, del resto, è di lunga data, dovuto anche a una legislazione confusa e inadeguata. Nel 2012 il ministro Corrado Passera ha provato a porre rimedio inserendo nel Decreto Sviluppo un articolo specifico sulle compagnie aeree con “basi stabili” in Italia, precisando che devono pagare tasse e contributi qui. Ora però i piloti - che sono considerati in qualche modo “liberi professionisti” - devono vedersela da soli con gli Ispettorati del Lavoro e l'Agenzia delle Entrate.

Ryanair, che non apprezza le critiche interne, non ha mai riconosciuto un sindacato, e quando, recentemente, alcuni piloti hanno chiesto con una petizione alla compagnia e alle istituzioni risposte sul tema contratti e cartelle esattoriali, ha risposto minacciando di licenziamento chi mette in cattiva luce l'azienda e fa dichiarazioni che ne mettono in dubbio la sicurezza.

Ryanair, interpellata sulla questione contratti, scrive: “Più del 50% dei nostri piloti sono assunti direttamente, il resto da agenzie interinali di vari stati europei. Non commentiamo i contratti dei nostri dipendenti, ma la maggioranza dei piloti ha contratti irlandesi, riceve gli stipendi su conti correnti irlandesi e paga tasse e contributi in Irlanda, secondo regole irlandesi ed europee”

(modifica il 17 giugno 2013)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovanna Boursier

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