Economia

L'utile di Eni cala del 46% a 0,7 miliardi: pesa il calo del petrolio

Soddisfatto l'ad del gruppo, Claudio Descalzi: "I risultati conseguiti sono in linea con la strategia annunciata lo scorso marzo e recuperano per oltre 600 milioni l'effetto scenario negativo determinato dal crollo del prezzo del Brent"

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MILANO - Eni ha chiuso il primo trimestre 2015 con un utile netto pari a 0,70 miliardi, in flessione del 46% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L'utile netto adjusted si attesta a 0,65 miliardi (-46%). In calo anche il risultato operativo adjusted din flessione del 55% a 1,57 miliardi di euro "per effetto - spiega un comunicato della società - del calo del 50% del prezzo del petrolio, attenuato dalle migliori performance upstream e di tutti gli altri settori di attività". Lo scenario negativo derivante dal crollo dei prezzi "è stato parzialmente compensato - prosegue Eni - dal deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro e dall'effetto del calo delle quotazioni della carica petrolifera sui margini di raffinazione e dei prodotti chimici".

Numeri che soddisfano l'ad del gruppo, Claudio Descalzi perché i "risultati conseguiti, in linea con la strategia annunciata lo scorso marzo, recuperano per oltre 600 milioni l'effetto scenario negativo determinato dal crollo del prezzo del Brent. Le produzioni upstream sono in crescita, mentre tutti i business mid-downstream, approfittando anche di uno scenario favorevole, sono tornati in utile evidenziando i frutti delle azioni di trasformazione avviate".

Guardando ai vari settori, infatti, la divisione Esplorazione e produzione, che risente fortemente del crollo dei prezzi, ha registrato un utile operativo adjusted pari a 955 milioni di euro, in picchiata del 72,3%, e un utile netto adjusted di 118 milioni (-91%). L'unità Gas and power, invece, migliora grazie ai benefici della rinegoziazione di una parte sostanziale del portafoglio di approvvigionamento a lungo termine e anche a una ripresa dei risultati del retail: l'utile operativo adjusted si attesta così a 294 milioni (+21%) e quello netto adjusted a 218 milioni (+57 milioni). Anche la raffinazione, anello debole di tutto il gruppo a causa del crollo dei consumi, registra un miglioramento insieme alla chimica: dalla perdita del primo trimestre 2014 si passa a un utile operativo adjusted di 121 milioni, soprattutto grazie al recupero dei margini "in un contesto in cui permangono tuttavia i fattori debolezza strutturale dell'industria in particolare nell'area del Mediterraneo". In progresso anche le costruzioni. Il flusso di cassa netto da attività operativa, infine, si attesta a 2,3 miliardi, mentre gli investimenti del periodo sono stati pari a 2,9 miliardi, focalizzati nello sviluppo di giacimenti di idrocarburi e nei progetti di ricerca esplorativa. L'utile netto adjusted complessivo, comunque, ha beneficiato dai maggiori proventi su partecipazioni grazie alla ripresa dei prezzi di borsa di Galp e Snam.

Per quanto riguarda invece l'evoluzione prevedibile della gestione, il gruppo petrolifero afferma che "permangono i rischi relativi alla solidità della ripresa nell'area euro, all'entità del rallentamento di Cina e di altre economie emergenti e alla stabilità finanziaria. Il prezzo del petrolio - inoltre - è previsto in significativo ridimensionamento rispetto al 2014 a causa dell'eccesso di offerta". La produzione di idrocarburi è comunque stimata in crescita grazie all'avvio di nuovi giacimenti, al decollo di quelli avviati nel 2014 e anche "ai maggiori volumi attesi in Libia".