Milano, 26 maggio 2015 - 09:38

I 38 delfini delle Eolie: una popolazione a forte rischio

I tursiopi si riproducono a ovest dell’arcipelago. Riconosciuti con la foto-identificazione delle pinne. Stabile il numero di stenelle

di Maria Laura Crescimanno

I delfini delle isole Eolie I delfini delle isole Eolie
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C’è un gruppo di giovani biologi marini volontari che da dieci anni studia le abitudini di una popolazione di tursiopi (il classico delfino), li identifica, li conta, ne indaga le abitudini e tenta di proteggerli dalle insidie provocate dall’uomo. Oggi, di tursiopi che frequentano stabilmente l’area marina ovest dell’arcipelago eoliano ne sono rimasti solo 38. Ma come cercare di salvaguardarli? Le Eolie non hanno mai voluto un’area marina di protezione, come invece esiste da anni alle Egadi e alle Pelagie, per non dire di Ustica, oggi indiscusso paradiso per i subacquei, la prima riserva marina d’Italia. Non resta allora che studiarli, non perdendoli di vista, alzando l’attenzione dei pescatori e amministratori locali sul problema della loro salvaguardia e dell’ambiente marino.

Foto-identificazione delle pinne

A Filicudi, a poche ore di navigazione dalla costa siciliana, nelle super mondane isole Eolie, nel 2004 apre le porte grazie a giovani appassionati di biologia marina e volontari, il Filicudi WildLife Conservation. Il centro organizza ogni estate campi di avvistamento cetacei e recupero delle moltissime tartarughe Caretta caretta in pericolo di morte. Animali che restano impigliate nelle reti dei pescatori o ingeriscono plastiche letali, che gli operatori del centro riescono a curare restituendole salve ai fondali. «Abbiamo intrapreso uno studio a lungo termine sul delfino costiero, il tursiope, che vive nelle acque delle isole Eolie. Trentotto individui sono monitorati, attraverso la tecnica della foto-identificazione della pinna. È stato realizzato un catalogo foto-identificativo di tutti gli individui che frequentano le acque delle isole», spiega la biologa marina Monica Blasi, biologa marina. Classificati dal punto di vista sessuale, per età e pattern di associazione tra individui, studiato anche il comportamento grazie al fatto che la popolazione eoliana ha dimostrato un elevato grado di fedeltà all’area.

Contrasti

«Purtroppo», denuncia la biologa, responsabile del centro di Filicudi, «in questa zona è molto forte il conflitto tra i delfini e le attività di pesca artigianale che vedono questa specie come unico competitore per le risorse ittiche in un ambiente marino ormai fortemente degradato. Negli anni», conclude Blasi, «ci accorgiamo che il tasso di incontro di questi animali sta diminuendo e la natalità è molto bassa».

Due specie

Ci sono due specie di delfini nell’area eoliana, il tursiope e la stenella striata. Il tursiope è un delfino costiero che vive in gruppi di piccole dimensioni (massimo 18 individui avvistati insieme) e di grosse dimensioni (un maschio adulto può raggiungere i 4 metri di lunghezza), mangia pesci e cefalopodi. La stenella striata è un delfino pelagico che vive in grandi gruppi (anche cento esemplari avvistati insieme) di piccole dimensioni (lunghezza massima 2 metri) e mangia in acque profonde soprattutto cefalopodi. Mentre la popolazione eoliana di stenella striata non sembra al momento diminuire, il tasso di incontro del tursiope è notevolmente diminuito dal 2005.

Sono rimasti in pochi

Di questi 38 delfini alcuni sono residenti nelle isole Eolie mentre altri arrivano probabilmente da altre aree siciliane nel periodo estivo. L’area a ovest dell’arcipelago è probabilmente una zona riproduttiva in cui gruppi di maschi e femmine di tursiope si incontrano nel periodo estivo per accoppiarsi e le femmine partoriscono (la gestazione dura un anno e la femmina dà alla luce un solo piccolo alla volta allattandolo per ben due anni), dato che è meno frequentata dai turisti. Solo nove piccoli sono nati dal 2005 e di questi almeno due sono probabilmente morti con cause ignote.

Non solo delfini: anche tartarughe

Oltre ai rumori, il degrado dell’habitat e l’inquinamento delle coste, il problema principale in quest’area è la competizione diretta con le attività di pesca artigianali. Questo genera un conflitto che spesso si risolve nello spaventare il delfino e a volte a tentare di ucciderlo. Il centro di Filicudi (che ha due sedi, una presso il porto e l’altra nel piccolo borgo di Pecorini a Mare) si occupa anche del monitoraggio giornaliero delle tartarughe in difficoltà in mare aperto, recuperando gli animali direttamente su imbarcazioni, e facilitando le attività di soccorso e recupero da parte delle Capitanerie di Porto, fornendo vasche idonee alla degenza temporanea e al trasporto presso il Centro di recupero di Palermo, l’unico della Sicilia ufficialmente autorizzato. Chiunque trovi una tartaruga marina in difficoltà nel mare delle Eolie può contattare i ricercatori dell’associazione (cellulare: 349 4402021; email blasimf@yahoo.com) che daranno spiegazioni su come recuperare gli animali, come tenerli sull’imbarcazione e dove trasportarli.

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