Milano, 29 maggio 2014 - 09:44

Cinque buoni consigli per riuscire
a non rimandare i propri impegni

Escamotage psicologici, supportati da teorie e ricerche, che aiutano chi è geneticamente incline a procrastinare a smettere di farlo e a svolgere i propri compiti

di Eva Perasso

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Spesso non basta nemmeno essere diligenti nell’appuntare le cose da fare sul foglietto e giocare a eliminarle una a una: procrastinare infatti, lo dice anche una recente ricerca americana, sarebbe scritto nei nostri geni. E dunque, per chi viene colpito e irretito dalla dolce arte del rimandare ogni compito importante all’infinito o di attendere l’ultimo minuto possibile per compiere un’azione, non restano che i consigli e gli escamotage psicologici per vincere la pigrizia del “farò” e rientrare rapidamente nell’ottica del “faccio”.

Un’intera vita passata a procrastinare

La procrastinazione peraltro colpisce non solo i compiti quotidiani o il lavoro, ma spesso è legata alle decisioni importanti della vita: decidere di cambiare lavoro, di provare ad avere un figlio, di chiedere un prestito per acquistare una casa fanno parte dei grandi temi che provocano a chi rimanda un forte stress. Si calcola che questo tipo di procrastinazione colpisca il 20 per cento della popolazione adulta. Anche la psicologia clinica ha studiato molto i modi per uscire dal tunnel del rimandare. E tra i molti studi, ecco i cinque consigli pratici considerati più utili per provare a sovvertire la regola e cambiare il proprio comportamento, riuniti insieme dall’Huffington Post.

Primo? Semplicemente, iniziare

Il segreto sta tutto nel cominciare a svolgere un compito: perché la mente umana ha più facilità a continuare una cosa già cominciata e portarla a termine, piuttosto che dover affrontare un compito da zero. E iniziare aiuterebbe anche a placare l’ansia, innescando dunque quello che viene definito l’“effetto Zeigarnik” (nome di una psicologa degli anni Venti), quello stato di tensione e di ansia legato a un compito non portato a termine, che se iniziato però innesca un circolo virtuoso... facendoci venire un irrefrenabile desiderio di finire quel che si è iniziato.

Secondo, spacchettare il proprio compito

Il secondo consiglio è quello di suddividere un grosso impegno in tante parti più facili da affrontare singolarmente e di ragionare portando a termine un piccolo passo dopo l’altro. Questo semplice escamotage aiuterebbe a ridurre l’ansia e la paura di non farcela, e il vedere le singole azioni completate spronerebbe, ancora una volta, ad andare avanti.

Terzo: perdonarsi sempre

Essere compassionevoli nei confronti dei propri fallimenti nel rispettare i tempi non è una debolezza, anzi. Perdonarsi aiuterebbe piuttosto a ricominciare e auto-incoraggiarsi funzionerebbe meglio che punirsi per quello che ancora non si è fatto. Lo sostiene una ricerca del 2010 svolta dall’università di Carleton, Ottawa, Canada.

Quarto? Cercare la motivazione profonda

La domanda a cui rispondere è: perché lo sto facendo. Ovvero, trovare una motivazione, anche semplice e banale, al perché desideriamo che il compito venga portato a termine. Scavando a livello motivazionale infatti, il compito sarà più facile da eseguire.

Quinto, bando a perfezionismo e ansia da fallimento

Passare il tempo a dire “sarà tutto perfetto”, o al contrario a pensare “non riuscirò mai perché non sono in grado” sono due grandi scogli mentali al prosieguo di un’azione programmata. La mente va dunque addomesticata, anche con banali movimenti del capo che aiutano - mentre stiamo pensando di non riuscire - a negare quel che stiamo auto-affermando. Il senso psicologico è quello di “mettere in dubbio i propri dubbi” per azzerare il pensiero e potersi concentrare, finalmente, sul risultato.

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