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Dal Papa nulla di nuovo: la guerra è insita nel capitalismo

la presse
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Nulla di nuovo nelle parole di Papa Francesco: è la terza guerra mondiale. Perché, è ben noto, che la guerra è insita nel dna del capitalismo, nella sua logica, al pari, ieri, del massimo profitto e oggi della rendita finanziaria: la Grande Depressione del 1929 non fu, forse, risolta con la seconda guerra mondiale? Ossia con l'esplosiva ascesa dell'industria bellica? E lo stesso non si è ripetuto nel corso degli anni con l'Algeria, il Viet-Nam, l'Iraq, l'Afganistan e il conflitto israeliano-palestinese?

Che il primo Papa gesuita della Chiesa sia un abile comunicatore, meglio un affabulatore, è arcinoto: ma da questo ad assumerlo come referente culturale, addirittura come un rivoluzionario del pensiero che in altri modi ripete la dottrina classica della Chiesa, specie da una certa sinistra catto-comunista, ce ne corre!

Come smemorati di Collegno, costoro dimenticano, cancellano, le spietate guerre di religione ispirate dal cristianesimo, dimenticano, cancellano, il sempre risorgente imperialismo missionario che ha il suo precedente nella politica della cristianità armata, le crociate, contro l'altra parte non cristiana, per la conversione degli infedeli: una prassi che ha portato a una cattiva guerra, quella delle camere a gas, a una guerra di sterminio, alla guerra in cui non si riconosce all'altra parte se non il dovere di esser eliminata.

Orbene, era il 1977 quando Riccardo Lombardi, di cui il 18 settembre prossimo ricorre il trentennale della cremazione senza riti religiosi, ammoniva:

Ci dobbiamo rendere conto che il capitalismo costa troppo a noi, operai, lavoratori, ceti intermedi e costa troppo al terzo mondo e alla struttura generale dell'umanità. E, se anche esso, dal punto di vista razionale, potesse avere delle possibilità di progredire ancora e di produrre ancora di più, ammesso che lo possa fare, sarebbe lo stesso intollerabile. E non è cosa da poco questo fatto, non è un criterio morale; si tratta di porlo con i piedi per terra, senza bisogno di fare i profeti. Tante volte si è detto che il capitalismo era moribondo, poi si è trasformato e ha saputo reggere alle crisi. [...] La crisi allora oggi lo porta in una delle sue fasi più pericolose, pericolose per lui, ma anche per tutti perchè possono sfociare in guerra

Allergico al compromesso storico sia nella versione togliattiana della svolta di Salerno, il governo di unione nazionale con il Maresciallo fascista Pietro Badoglio che nei governi di unione sacra con la Dc di Alcide Gasperi, che nella versione berlingueriana dei governi di solidarietà nazionale, Lombardi chiese, inutilmentea, alle sinistre, compreso il suo Psi, una profonda ristrutturazione e un programma comune:

Non è un buon governo, è un governo diverso, non è una migliore e più onesta amministrazione ma è il cambiamento delle strutture; bisogna cambiare le strutture perchè la lotta contro il parassitismo, contro le rendite, contro le forme parassitarie, non si farà mai se non a livello marginale: per farla bisogna cambiare il sistema che le produce, che non è la Dc, la quale le utilizza e le aggrava [...] è il sistema che bisogna cambiare

Siamo ancora qui: e quel che è peggio nel più totale vuoto di idee che abbiano un sapore minimo di sinistra in direzione di uguaglianza, libertà, giustizia sociale. Basterebbe riprendere aggiornandole le direttrici, allora, indicate da Lombardi per vivere non tanto meglio quanto diversamente: infrenare le inframmettenze clericali; generalizzazione dell'occupazione attraverso la riduzione del tempo di lavoro; ristrutturazione della produzione e dei consumi: dai beni non durevoli a forte profitto a quelli durevoli e a forte utilità sociale; l'uguaglianza economico-sociale che esalti le differenze e ne promuova di nuove.

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