Milano, 29 settembre 2014 - 10:20

«Nani e mangiagatti», così in classe si impara a pensare e a rispettarsi

Non bastano i bei voti per crescere. Ecco che cosa succede al Gandhi di Firenze: col «cerchio magico» si imparano le Life skills, dal pensiero critico all’integrazione

di Patrizia Salvadori, ICS Gandhi, Firenze

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EDUCATION 2.0
«E’ colpa sua!». «No, è stato lui!». Niccolò e Matteo si fronteggiano, con la cresta dritta come due galletti e gli occhi accigliati. Non riescono proprio ad andare d’accordo, è stato così fin dal primo giorno di scuola media. Litigi continui, divisioni nella classe e offese che si diffondono in mille rivoli sui social network. Come ogni mese, la classe si riunisce nel «Cerchio magico» e ne parliamo. I ragazzi sono seduti in cerchio, si può affrontare qualsiasi problema, ma si deve sempre suggerire una soluzione, e, in alcuni casi, vengono stabiliti dei patti condivisi. È stato molto difficile all’inizio, molte erano le risatine e le prese di giro, qualcuno parlava sempre e qualcuno mai, ma con il tempo hanno capito che il cerchio è il loro spazio, in cui l’azione si coniuga alla riflessione per giungere a un mutamento. «Mettiamoli uno al posto dell’altro!». Cambiare il posto nel banco? Abbiamo già provato, ma non funziona. «No, proprio uno prende il posto dell’altro e spiega le sue ragioni». In altre parole, suggeriscono di mettersi nei panni dell’altro, decentrare il proprio sguardo, stabilire un rapporto empatico. Proviamo...

Le diversità ei valori

L’Organizzazione Mondiale della Salute ha dato un forte impulso allo sviluppo delle «Life skills» nelle istituzioni educative: con questo termine si intende una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano sociale che individuale e di agire da soggetto consapevole, critico e responsabile. Questo è il compito che la scuola dovrebbe riconoscere come proprio: offrirsi come spazio di riflessione, di elaborazione, di sperimentazione di sé in un processo di crescita e di confronto con il sapere. All’Istituto Comprensivo Statale M. Gandhi di Firenze, le Life skills costituiscono lo sfondo integratore di ogni attività didattica. L’Istituto è situato alla periferia nord della città, dove è molto forte la presenza di famiglie immigrate. Più del 40% degli alunni è di origine non italiana, la maggior parte di origine cinese. È una scuola aperta al mondo, in cui ogni diversità è considerata un valore, e un vitale centro di ricerca educativa.

Come funziona il cerchio magico

Ogni anno, infatti, viene sperimentata un’abilità diversa (empatia, decision making, problem solving, creatività) in un costante percorso di ricerca-azione. La scommessa di questo percorso è che le abilità per la vita sono sviluppate attraverso le discipline. La capacità di leggere dentro se stessi, riconoscere le proprie e altrui emozioni, interagire in maniera positiva con gli altri, saper prendere delle decisioni: tutte queste abilità non sono sviluppate in modo alternativo all’insegnamento disciplinare, ma sono integrate nei percorsi di apprendimento di italiano, matematica, scienze, lingue, che vengono elaborati e documentati in diari di bordo, condivisi e discussi da tutti gli insegnanti. Nella classe di Matteo e Niccolò, ad esempio, il «Cerchio magico» non è un episodio isolato all’interno delle attività didattiche. Non basta, infatti, creare uno spazio di confronto se non vengono sviluppate, giorno dopo giorno, le capacità di ascolto, empatia e collaborazione. Vengono svolte attività basate sull’apprendimento cooperativo, che valorizzano la capacità di organizzazione e aiuto reciproco. I ragazzi e le ragazze hanno preparato – divisi in gruppi – lezioni su argomenti di scienze o di storia, operando precise scelte in merito al lavoro da svolgere e alle modalità espositive. Hanno scelto, nello studio della Divina Commedia, di approfondire il tema della «paura», riflettendo sulle proprie emozioni, attraverso una pluralità di mezzi espressivi, per dare a ciascuno la possibilità di partecipare in base al proprio talento.

Nani e mangiagatti

Lo stesso accade in ogni classe, in un percorso condiviso. Un percorso tortuoso, perché la realtà della scuola è complessa e, da un punto di vista didattico, i risultati sono naturalmente molto vari e diversificati. Ma sicuramente le relazioni all’interno della classe migliorano in modo sorprendente. A questa età i ragazzi e le ragazze hanno un grande bisogno di essere ascoltati e sanno mettersi in discussione. Imparano a mettere in atto un cambiamento, partendo da se stessi e attraverso il confronto con gli altri, proponendo soluzioni inaspettate ma efficaci, proprio perché frutto del loro impegno e della loro fantasia. Un mese dopo siamo di nuovo in cerchio. Tra i due litigiosi compagni non è certo scoppiata una grande amicizia, ma entrambi si sono impegnati molto per cercare di cambiare, incoraggiati dagli altri. Ma in un mese accadono tante cose, a scuola come nella vita. Marco viene malvolentieri a scuola. I compagni lo prendono in giro e ha la sensazione che gli altri ce l’abbiano con lui. Gli altri: allegri, sfrontati, sicuri di sé. Iniziamo, ma non è Marco a parlare per primo, ascolta. Ascolta Elisa: «Sono stufa di sentirmi dire che mangio i gatti perché sono cinese». Risatine. E gli altri? «C’è qualcosa che i compagni dicono o fanno che vi dà fastidio?». «No, no, tutto a posto, tutto ok! Certo a pensarci bene...». Così, piano piano, ognuno parla. Parla anche Marco, che si sente un po’ meno solo. Ripensandoci, anche lui qualche volta ha detto che i cinesi mangiano i gatti o ha chiamato «nano» un suo compagno. Per un mese, ognuno si prende l’impegno solenne di rispettare i patti reciproci. Ognuno cercherà di essere il cambiamento che vuole vedere negli altri.

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