La vita che non ti aspetti raccontata in dieci storie a fumetti

GERI credeva di essere scema. Invece stava diventando sorda. Ogni mattina per lei era come svegliarsi sul piatto di un giradischi: la sua testa girava, girava, girava... Ma senza musica, perché quella se n'era andata insieme a tutti gli altri suoni e rumori. Come farà Geri ad affrontare tutto questo? Come farà ad affrontare una vita che non si sarebbe mai aspettata, una vita inattesa? Proprio così, La vita inattesa, si intitola il volume che raccoglie dieci storie, raccontate a fumetti, di altrettante persone che hanno dovuto affrontare, come Geri, una malattia improvvisa. I dieci racconti illustrati provengono dalla collezione di testimonianze, oltre 4.000, raccolte dalla Campagna "Viverla Tutta", un progetto di Medicina Narrativa ospitato su Repubblica.it dal settembre 2011 a marzo 2012 e proseguito poi su un sito dedicato in cui gli utenti sono stati chiamati a raccontare la propria storia di malattia. LEGGI "Viverla tutta", dal progetto di medicina narrativa al graphic novelCosì in La vita inattesa (Rizzoli Lizard, pp. 128, b/n e colore, 15 euro) incontriamo Geri e Rossana che accudisce la madre di Paralisi Sopranucleare Progressiva, Marco, affetto dalla malattia di Addison, e Daniela, affetta da Leucemia Mieloide Acuta: "All'inizio temevo che avrei dovuto raccontare soltanto il dolore e la paura", racconta Tito Faraci (uno dei più noti sceneggiatori italiani, ha lavorato, tra gli altri, per Topolino, Dylan Dog e Tex) che, insieme a Micol Beltramini (autrice del bestseller 101 cose da fare a Milano almeno una vosta nella vita) e Alessandro Ferrari (autore per Topolino e la serie Winx Club), ha sceneggiato i dieci racconti. "Invece ho scoperto che in tutte le testimonianze era la vita a vincere. C'erano speranza, amore, forza e la consapevolezza di essere circondati da persone che ti vogliono bene. E c'erano perfino il sorriso, la risata vitale e liberatoria".Perché chi crede di trovare dieci storie strappalacrime si sbaglia. Le pagine di La vita inattesa sono popolate da esserini scorbutici, supereroi, farfalle e storie d'amore. Ognuna ha uno stile diverso perché per realizzarle sono stati chiamati i migliori fumettisti italiani (più l'americano Nate Powell): da Paolo Bacilieri a Massimo Carnevale, passando da Silvia Ziche, Tuono Pettinato, Giuseppe Palumbo, Laura Scarpa, Vincenzo Filosa, Marco Corona e Thomas Campi. Ciascuno di loro aveva una decina di pagine a disposizione per il proprio racconto: "Una volta selezionate le dieci stoie", spiega Faraci, "abbiamo scelto i disegnatori che ci sembravano più adatti per ogni singola storia. Siamo partiti da centinaia di testimonianze, selezionate su migliaia, ognuna lunga circa una pagina. Leggerle e sceglierle è stato lungo e impegnativo. Ma anche emozionante. Mettevo da parte i racconti in cui, magari anche solo in una riga, in un'espressione, scorgevo la possibilità di una narrazione anche e soprattutto visiva, quale è quella del fumetto". Ma come è stato emotivamente affrontare un lavoro di questo tipo? "La malattia si racconta con difficoltà. Fa paura, ai narratori così come ai lettori. Eppure, alla fine, la si racconta. Bisogna superare quella paura, lavorando su se stessi. Mantenere un distacco è impossibile e, in questo caso, forse anche sbagliato. Trovare 'cosa' raccontare era facile. Le storie erano lì ed erano tante. Si è trattato solo di sceglierle. Trovare 'come' raccontare, invece, è stato molto, molto complesso".

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