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Cultura

Chiesa Clericale, Chiesa Cattolica. La comunione ai divorziati risposati è un pretesto

Qualcosa si muove. Qualcuno si accorge che l'argomento del prossimo Sinodo dei Vescovi sarà la famiglia e non la comunione ai divorziati risposati. Eugenio Scalfari l'ha scritto ieri su Repubblica dicendo che quest'ultima è "Non dico un pretesto ma un aspetto assai particolare e poco rilevante". E la questione che ruota attorno al tema famiglia è se la chiesa deve continuare ad essere clericale o, come vuole Francesco, "cattolica" cioè universale (katholicós in greco antico significa "universale").

Quanto può interessare il problema della comunione ai divorziati risposati a un miliardo e quattrocento milioni di cinesi o a un miliardo e duecento milioni di indiani? Più ancora quanto interessa ai quattro italiani su cinque che ieri non sono andati a Messa, e che hanno trascorso la giornata in pigiama, bagnandosi al mare e facendo acquisti? O, ancor più numerosi, che hanno passato le ore spazzando casa perché gli altri giorni non c'è tempo, o hanno preparato le cene della settimana da tenere in freezer perché anche se si guadagna sempre di meno si lavora sempre di più? La grandissima parte di loro, quando si parla di comunione ai divorziati risposati, non sa neppure di cosa si parla.

Sanno invece che la disoccupazione sta logorando la dignità di loro stessi in quanto persone, genitori, coniugi, come ha detto il Papa in Molise. E vorrebbero capire perché la famiglia da sacrario dell'educazione è troppo spesso luogo di corruzione, di pratiche turpi imposte ai bambini, di vizio, come il fondatore di Repubblica si è sentito ripetere dal vescovo di Roma.

Cose ben note a Papa Francesco e alla gente perché è vita vissuta, ma sono conosciute dai clericali? Forse no. Viene il dubbio che si facciano abbagliare dalla signora del terzo banco e, a dir la verità, anche da quella del quinto, che non possono fare la comunione perché sono divorziate risposate. Per carità, problema vero. Ma che diventa fuori scala se osservato attraverso la lente d'ingrandimento della corte di cattolici - spesso ricchi, frequentemente pensierosi - che hanno facile accesso a preti e monsignori.

Sì, come si è detto una mattina a santa Marta, è venuto il momento dei cristiani liberi da vanità, sete di potere e soldi. Questa credo sia la vera questione che gira attorno al pretesto della comunione ai divorziati risposati.

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