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Eterologa, nuova ordinanza del tribunale di Bologna: sì a una coppia

I coniugi avviarono l'azione legale nel 2010. Dopo quattro anni hanno avuto ragione. I legali: "E' la dimostrazione che non c'è vuoto normativo

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BOLOGNA - Nuovo intervento di un tribunale per consentire a una coppia italiana di accedere alla fecondazione eterologa, con utilizzo cioè di gameti esterni, pur essendo il divieto caduto con la sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile: la Prima Sezione civile del Tribunale di Bologna ha infatti ribadito, con un'ordinanza depositata ieri, "il diritto dei ricorrenti ad accedere alla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo secondo le migliori e accertate pratiche mediche". Era già successo questa estate.

La vicenda, riportata dall'agenzia AdnKronos, risale al 2010, quando i coniugi si rivolsero al Tribunale di Bologna, assistiti dagli avvocati Marilisa D'Amico, Maria Paola Costantini, Massimo Clara e Sebastiano Papandrea. Il giudice ha riconosciuto la legittimità della richiesta, anche alla luce della decisione della Corte Costituzionale che ha bocciato il divieto di eterologa. E ha ritenuto l'immediata applicabilità della donazione dei gameti sulla base di un documento nuovo: la delibera della Regione Emilia Romagna che ha recepito il documento della Conferenza delle Regioni sulla materia dando di fatto il via libera alla pratica.

Secondo il giudice la coppia poteva accedere a tale tecnica avendone tutti i requisiti stabiliti dalla legge 40/2004, dalla decisione della Consulta e dalla delibera regionale. In più, il tribunale fa notare che la donna ha meno di 43 anni ed è quindi possibile per lei accedere alle tecniche all'interno del servizio sanitario nazionale, ma c'è pericolo che se non si agisce subito possa superare questa soglia, ed essendo anche già passati 4 anni solo per ottenere questa ordinanza.

"E' la conferma - commentano i legali - che non sussistono vuoti normativi. E' un'ottima notizia, ma ora è necessario che anche le altre Regioni recepiscano nei propri ordinamenti il documento della Conferenza delle Regioni e soprattutto il ministero della Salute emani le Linee guida, ferme dal 2008, in modo che ci sia chiarezza e uniformità in tutto il territorio nazionale. Si impone inoltre che la procreazione medicalmente assistita entri nei Livelli essenziali di assistenza per non creare ulteriori discriminazioni economiche".