Scuola

I tablet a scuola aiutano studenti stranieri e disabili

Studio dell'università Cattolica di Milano in collaborazione con Samsung: "Per i docenti, sono utili nel 60% dei casi per integrare studenti di altri paesi e nell'80% dei casi per i diversamente abili
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I TABLET risultano utili all’insegnamento, nelle poche scuole che li adottano: parola di docenti e genitori, in un’indagine condotta dall’università Cattolica di Milano, partita a ottobre 2013 e ora giunta ai primi risultati. I dispositivi hanno dimostrato un doppio ruolo: non solo hanno dato supporto all’apprendimento ma anche - ed è forse la vera novità che emerge da questa ricerca - sono stati funzionali all’inclusione di studenti stranieri e disabili. Li hanno aiutato insomma a tenersi al passo con il resto della classe. È quanto risulta da un campione di199 genitori, 157 docenti (64% donne e 36% uomini) e 16 dirigenti scolastici.

I GRAFICI / ECCO TUTTI I SONDAGGI

Il tablet è stato utile per sostenere l’apprendimento di conoscenze e metodi spendibili nella didattica (18,42% dei rispondenti), produrre strumenti e materiali in classe (11,62%), aumentare la motivazione degli studenti (10,53%), recuperare materiali/contenuti utili per l’attività didattica con gli alunni (7,24%), ricevere supporto nella progettazione del percorso (6,38%), confrontarsi e collaborare tra colleghi (5,92%).
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Le scuole coinvolte sono le 25 (primarie e secondarie di primo grado in Italia) del progetto Smart future di Samsung. Il produttore sta donando tablet e lavagne elettroniche a un numero selezionato di scuole italiane, infatti, anche per l’anno scolastico 2014-2015. "Abbiamo istituito l’Osservatorio per valorizzare al meglio l’intervento della tecnologia a scuola, obiettivo del progetto Smart future", spiega Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Didattica generale e direttore del Cremit. "Il rischio che si corre in questi casi è infatti quello di lasciare intatte pratiche didattiche tradizionali o, peggio, di risolvere quello che dovrebbe essere un’operazione didattica su un piano esclusivamente tecnologico".

Invece, il campione della ricerca ha dichiarato di aver compreso che la tecnologia non serve a sostituire la didattica ma vi si aggiunge. Il 35,49% degli insegnanti le attribuiscono il ruolo di aggregante per l’inclusione di studenti stranieri (60%) e diversamente abili (80%). Pensano inoltre che la tecnologia renda gli studenti maggiormente responsabili (46%) e possa incidere anche sul rendimento (46%) e l’aggregazione (58%).

Per i genitori, il tablet serve soprattutto “a fare squadra” in classe (53,68% del campione), mentre sono meno quelli (23,44%) secondo cui la tecnologia aiuterà i figli ad acquisire competenze diverse o a beneficiare (23,25) di una didattica innovativa.

I dati fuori da questo campione selezionato raccontano però una realtà molto diversa: ci sono soltanto 14mila tablet nelle scuole italiane (meno di uno per istituto, in media), secondo un sondaggio di Skuola.net. Non è chiaro se il nuovo Governo vorrà migliorare la situazione: i tablet non sono citati nel nuovo programma per la Scuola (leggi in pdf), il quale in compenso segue il principio “meno hardware, più banda larga e più formazione ai docenti”. Samsung però crede che le scuole possano essere una grande prateria tutta da conquistare, con i propri prodotti, e così si spiega l’iniziativa Smart Future. "Nelle poche scuole che hanno tablet, l’80 per cento usa modelli Android e il 20 per cento l’iPad di Apple", spiega Paolo Ferri, docente dell’università Bicocca di Milano e tra i massimi esperti di questi temi. "Ma risulta una certa polarizzazione: gli iPad ci sono soltanto nelle scuole private e paritarie, perché quelle pubbliche non possono permettersene il costo e preferiscono modelli low cost Android, di Samsung o di marche minori", dice.
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