3 luglio 2018 - 23:46

Niccolò Bettarini «sanguinava a terra e loro lo colpivano»: l’aggressione al figlio di Simona Ventura | Chi è Zoe, l’amica che lo ha difeso

Le parole dell’amica Zoe. E lui: ero circondato

di Giuseppe Guastella

Niccolò Bettarini e Zoe Esposito Niccolò Bettarini e Zoe Esposito
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Un muro divide i due gruppi protagonisti della rissa che domenica scorsa ha lasciato Niccolò Bettarini ferito a coltellate sull’asfalto fuori dall’Old Fashion: da un lato i quattro arrestati accusati di tentativo di omicidio che si difendono negando di aver accoltellato il figlio della conduttrice tv Simona Ventura e dell’ex calciatore Stefano Bettarini; dall’altro gli amici della vittima che riempiono pagine di verbali con dettagli e accuse. In mezzo ci sono gli investigatori che ormai hanno un quadro sufficientemente chiaro su cosa sia accaduto.

C’è anche altro a separare la «Compagnia 1» e la «Compagnia 2», come le definisce la Polizia nella carte. Gli amici di Bettarini sembrano giovani studenti dalla faccia pulita, belli, look all’ultima moda ideale per le foto su Instagram e con in tasca tanti soldi nonostante la giovane età. Nell’altra fazione ci sono i quattro arrestati: un pregiudicato, Davide Caddeo, che a 29 anni è padre di due bambini, Alessandro Ferzoco, un barista di 24 anni ultras dell’Inter sottoposto a Daspo fino al 2019, e due albanesi, Albano Jakej, 23 anni, e Andi Arapi, 29 anni, irregolare. A cercare la rissa, ad accoltellare sono stati i secondi, a parere del pm Elio Ramondini. Saranno interrogati oggi dal Gip Stefania Pepe a San Vittore. Tra alcuni componenti dei due gruppi c’era una vecchia ruggine risalente al 4 marzo scorso, quando uno degli amici di Bettarini aveva fatto allontanare dai buttafuori di un’altra discoteca di Milano Ferzoco e i due albanesi che volevano entrare nell’area che aveva affittato per una festa. «Appena esci ti ammazziamo... sei morto... non sai con chi ti sei messo», gli avevano messaggiato. Quando domenica incontra Ferzoco e i due albanesi all’Old Fashion, il giovane si precipita a scusarsi. Per tutta risposta Ferzoco gli dà due schiaffi dopo i quali, però, gli dice che per lui è finita lì, ma non per i suoi amici. Passano le ore, dopo la chiusura lo scontro riprende all’esterno della discoteca e precipita quando Niccolò Bettarini arriva in soccorso dell’amico. «Hai gli orecchini come i miei, ti ho riconosciuto, tu sei il figlio di Bettarini, ora ti ammazziamo», urla Albano, secondo quanto riferiscono la stessa vittima e i testimoni. «Mi ha dato alcuni buffetti sulla faccia cercando di provocarmi, io ho provato a respingerlo, ma mi sono trovato immediatamente in mezzo a più di dieci persone e non ho capito più nulla», aggiunge Bettarini che si ritrova con a fianco la sola fidanzata Zoe Esposito, studentessa di 21 anni, «circondato e colpito a calci e pugni anche quando stava a terra e, per ultimo, più volte con una lama», scrivono gli inquirenti.

«Ho visto che diversi ragazzi sono saltati addosso a Niccolò. Non sono riuscita a distinguere più nulla (…) Era caduto per terra, ho provato ad aiutarlo e ho notato che già da lì perdeva sangue. Mentre cercavo di riparargli la testa dai colpi sono arrivati anche a me alcuni calci e pugni, uno in faccia», dichiara Zoe Esposito. «Quando sono caduto a terra e Zoe è venuta a soccorrermi le è arrivato un calcio in faccia. Subito dopo sono scappati tutti» conferma Bettarini che aggiunge: «Non mi sono accorto di essere stato ferito fino a quando non ho visto che sanguinavo».

Due testimoni dicono che ad accoltellarlo sarebbe stato Davie Caddeo. «Era presente alla lite ma non ha assolutamente colpito», dichiara il suo legale, l’avvocato Antonella Bisogno. Inizialmente Caddeo aveva negato di essere stato all’Old Fashion, ma gli investigatori sospettano che possa essere addirittura entrato con il coltello addosso. Un teste dichiara, infatti, che quando all’ingresso è suonato l’allarme del metal detector lui ha detto di avere «un piercing nelle parti intime». Lo hanno lasciato passare senza verificare. Nega anche Ferzoco. «Non ho accoltellato io Bettarini, che non conosco. Solo in carcere ho saputo chi è. Eravamo ubriachi, mi dispiace moltissimo per quello che è accaduto», ha detto al suo difensore, l’avvocato Mirko Perlino che ieri lo ha incontrato in carcere. Così come negano i due albanesi. Arapi, difeso dall’avvocato Simona Uzzo, agli agenti ha dichiarato di non aver visto nulla; Jakej, ammette di aver partecipato alla rissa ma dice di non ricordare nulla: «Ero sotto l’effetto degli alcolici».

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