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SANITA'

Riforma sanità, medici di base e pediatri
pronti allo sciopero contro le regioni

I tre sindacati dei medici convenzionati hanno dichiarato lo stato di agitazione nei confronti degli enti regionali e sono pronti a proclamare azioni di lotta sindacale di forma diversa, senza escludere quale estremo rimedio un calendario comune di protesta di VALERIA PINI

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ROMA - Camici bianchi sul piede di guerra e pronti allo sciopero, se il decreto Balduzzi dovesse essere modificato come chiesto dai governatori delle Regioni. I tre sindacati maggioritari dei medici convenzionati Fimmg (medici famiglia), Sumai (ambulatoriali) e Fimp (pediatri) dichiarano lo stato di agitazione e sono pronti a incrociare le braccia contro le proposte di modifica del decretone sanità.

Fra le possibilità sul tavolo c'è anche, come estremo rimedio, un calendario comune di scioperi. Comune volontà - spiegano le tre sigle  - "è riaffermare una visione della sanità territoriale che veda medico e cittadino alleati nella ricerca dei percorsi di salute e non nemici per la ricerca di percorsi di bilancio".   

"Altro che cambiamento di progresso, siamo di fronte a un tentativo di regressione e intanto chi ci andrà di mezzo saranno i pazienti - spiega Giacomo Milillo, segretario generale di Fimmg - perché se le proposte delle Regioni dovessero passare si otterrebbe solo un’assistenza peggiore".

Il rapporto di lavoro. Fra i punti contestati dai dottori italiani c'è il rapporto di lavoro. "Oggi i medici e pediatri di famiglia - dice Milillo - sono dei liberi professionisti. Le  Regioni prevedono l'introduzione di personale dipendente e anche la possibilità di spostare personale delle Asl o degli ospedali negli studi di medicina generale. Così, ad esempio, persone che per anni hanno fatto il chirurgo, si troverebbero ad affrontare un'attività completamente nuova".

Secondo i sindacati con il passaggio alla dipendenza sarebbe eliminata la figura del medico di famiglia e il rapporto fiduciario: di fatto l’assistenza ai cittadini verrebbe ad essere spersonalizzata. Fra l'altro, spiegano ancora i sindacati, la spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale aumenterà, perché il costo medio lordo di un medico dipendente è superiore a quello di un medico convenzionato.

Il tetto di spesa. Ma i medici convenzionati criticano soprattutto la volontà di mettere un tetto di spesa individuale. "E' un modo - aggiunge Milillo - per controllare l'attività professionale. Così il lavoro viene giudicato solo in base ai costi e si punisce chi li supera. Si rompe il rapporto di fiducia con il cittadino. Come potrà fidarsi del consiglio del medico quando saprà che è condizionato in questo modo? Inoltre è difficile stabilire un budget preciso in questo settore, perché dipende da molte variabili, varia di anno in anno in base agli assistiti".

A questo punto le tre organizzazioni sindacali chiedono al ministro Balduzzi, al governo e ai parlamentari "di impedire un simile scempio nell'interesse di tutti i cittadini italiani".