Prodotti nocivi e fuorilegge: sul web la lista nera a portata di consumatore

di Erika Tomasicchio
L’Ue, insieme a Usa, Austria e Canada, lancia un portale mondiale degli articoli ritirati dal mercato, alimentari esclusi. Aggiornato in tempo reale, aiuterà i consumatori a fare acquisti in maggiore sicurezza, anche online. Lo scopo è creare un archivio telematico universale dei prodotti pericolosi
Non acquistate quel passeggino, è difettoso, il bimbo potrebbe ferirsi. Alla larga dallo shampoo, il dopobarba, il dentifricio di questa marca: sprigionano sostanze tossiche. D’ora in poi sarà più facile difenderci dai prodotti poco sicuri, mentre facciamo shopping.

Basterà consultare il ‘Global recalls portal’ (http://globalrecalls.oecd.org/): si tratta di un grande database online, sempre aggiornato con l’elenco di tutti gli articoli ritirati dal commercio a livello internazionale perché ritenuti nocivi o non a norma. Il progetto, sviluppato dall’Unione europea insieme a tre paesi dell’Ocse (Usa, Australia e Canada), agevolerà lo scambio di notizie sulle merci richiamate tra le varie autorità, e contribuirà a diminuire i rischi, anche per gli acquisti online.

Gli alimentari restano fuori. Il portale, presentato a Bruxelles nel corso della ‘Settimana internazionale della sicurezza dei prodotti”, sarà arricchito di volta in volta con nomi e immagini dei prodotti richiamati. Nel suo archivio confluiranno i dati del Rapex, il sistema europeo di allerta rapida per gli articoli di consumo pericolosi, già consultabili sul sito della Commissione europea. Ma anche le informazioni provenienti dagli organismi di controllo statunitensi, canadesi e australiani. Generi alimentari esclusi. Le notizie, assicura la Commissione europea, saranno affidabili poiché fornite direttamente dai vari governi nazionali. Tutte le segnalazioni saranno messe in comune in un’unica banca dati, a portata di clic. Si prevede una pubblicazione di almeno 3000 avvisi ogni anno.

Gli utenti potranno accedere al portale usando la lingua che preferiscono (per ora è possibile usarlo solo in inglese e francese, ma presto sarà arricchito di altre traduzioni). L’obiettivo è estendere a tutti i paesi del mondo l’iniziativa, in modo da creare un catalogo globale delle merci sfuggite ai test e contrarie alle norme di sicurezza degli stati aderenti. Ma anche rafforzare la cooperazione tra gli stati e armonizzare le normative in materia di tracciabilità.

Cresce l’e-commerce, serve più trasparenza. La ragione che ha spinto l’Ue e i paesi Ocse a realizzare il database è il costante aumento degli acquisti transfrontalieri: secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, negli ultimi dodici mesi un terzo degli europei (31%) ha fatto spese in un altro paese dell’Unione. Si fa shopping prevalentemente sul posto, magari durante un viaggio, ma crescono anche gli affari a distanza. L’e-commerce ha cominciato la sua ascesa, inarrestabile, nel 2004. E nel corso del 2011 quattro consumatori europei su dieci (43%) hanno fatto spese online.

Troppi errori costano caro. Di pari passo però, negli ultimi si è registrato anche un aumento dei richiami di merce a rischio: nel 2011 il Rapex ha denunciato 1803 casi solo in Europa. Alle frontiere francesi viene fermato il 25-30% dei prodotti importati perché non conformi ai requisiti del marchio CE. In Corea del Sud nel 2012 c’è stato un incremento dei prodotti ritirati dal mercato del 25% e in Australia dell’8,5%. Le negligenze delle aziende produttrici, costano caro: secondo una stima della Commissione europea, ogni anno in tutto il mondo gli incidenti e i decessi derivanti dai prodotti difettosi danno luogo a risarcimenti per oltre 1000 miliardi di dollari statunitensi. In cima all’elenco ci sono infortuni, rischi chimici e casi di strangolamento (da corde e lacci nei vestiti per bambini).
(27 Novembre 2012)
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