Economia

IL RETROSCENA

Telecom, da Sawiris una corte di sei mesi
Lettera a Bernabè per evitare veto Telefonica

L'amministratore delegato dell'ex monopolista, Marco Patuano: "Non serve un aumento di capitale, lo scorporo della rete va avanti". Sale lo scontro tra il presidente e il capo azienda. Gli spagnoli contrari all'ingresso nel capitale del magnate egiziano perché l'aumento di capitale sarebbe legato alla crescita del gruppo italiani in Sud America

2 minuti di lettura
MILANO - "Al momento non si vede la necessità di una ricapitalizzazione vista la dinamica attuale dell'azienda". La dichiarazione dell'ad di Telecom Italia Marco Patuano, arrivata nel giorno successivo alla conferma della disponibilità dell'imprenditore egiziano Naguib Sawiris a sottoscrivere un aumento di capitale, è di quelle che rischiano di accendere una miccia stesa da molto tempo. Patuano è infatti il manager che un anno e mezzo fa è stato indicato da Mediobanca e Intesa Sanpaolo come colui che doveva prendere in mano le redini della gestione operativa del gruppo e soprattutto risollevare la telefonia mobile dalla crisi in cui era precipitata. Ora, a distanza di diciotto mesi, non solo la telefonia mobile versa ancora in gravi difficoltà (meno 13% nell'ultimo trimestre) ma a ciò si è aggiunto che i rapporti di Patuano con il presidente Franco Bernabè si sono deteriorati su vari fronti e quello innescato dall'offerta di Sawiris rischia di essere quello decisivo per la permanenza in azienda di uno dei due.

In realtà, secondo quanto Repubblica è stata in grado di ricostruire, le avances di Sawiris alla Telecom risalgono almeno a sei mesi fa, quando i primi contatti con Bernabè hanno prodotto prima un incontro con i vertici di Mediobanca e Intesa e poi un viaggio a Madrid per sentire cosa ne pensasse il socio forte di Telco, cioè Telefonica. La prima proposta dell'egiziano a Cesar Alierta è stata quella di comprare il debito degli spagnoli in Telco e diventarne così socio importante a fianco di italiani e spagnoli. Dopo il primo rifiuto, Sawiris è tornato all'attacco proponendosi di comprare azioni Telecom in Borsa, nell'ordine del 7%, da apportare a Telco per arrivare tutti insieme al 29,5% e controllare congiuntamente la società operativa. Ma anche questa soluzione non è piaciuta agli spagnoli che evidentemente non gradiscono che la compagnia italiana si possa rafforzare per crescere in Sudamerica dove ha messo gli occhi sulla Gvt, una società brasiliana che opera nella banda larga e valutata circa un miliardo.

Alla seconda proposta di Sawiris, Telco non ha neanche risposto e i soci italiani non se la sono sentita di forzare la mano anche se l'egiziano ha garantito per iscritto di non voler vendere mai a Carlos Slim offrendo anche un diritto di prelazione in caso di uscita. Solo a questo punto Sawiris è tornato da Bernabè il quale non vedeva l'ora di dirottare le risorse fresche direttamente su Telecom, come predica da anni, in modo da poter sviluppare una strategia di rilancio industriale di più ampio respiro. L'ultima lettera di Sawiris spedita al cda Telecom è stata quindi letta da Bernabè quando i consiglieri di Telefonica sono usciti dalla riunione per conflitto di interessi, in quanto l'offerta di aumento di capitale riservato è stata "legata" alla possibilità di acquisire la brasiliana Gvt. E i consiglieri non hanno potuto rifiutarla, anche se non si sono mostrati entusiasti.

Il presidente di Mediobanca Renato Pagliaro ha subito detto che Telecom non ha bisogno di un aumento di capitale, ma tutto dipende dal prezzo e dalla risposta del mercato (lunedì molto positiva). Il cda ha così incaricato Bernabè di preparare per la riunione del 7 dicembre un piano industriale in cui spiega come potrebbero essere investiti i soldi che entrerebbero da Sawiris. Ed è abbastanza evidente che questa prospettiva prima o poi andrà a cozzare con il progetto di scorporo
della rete
di accesso che il cda di Telecom si è impegnato a esaminare entro la fine dell'anno. Da molti mesi ormai i soci di Telco stanno premendo su Bernabè perché metta a punto un'operazione straordinaria in grado di far risalire il titolo in Borsa.

E lo scorporo della rete poteva essere una possibilità concreta anche se non sono ancora chiari i benefici finali per Telecom. Non a caso proprio Patuano ieri ha annunciato il gruppo di advisor (tra cui le stesse Mediobanca e Intesa Sanpaolo, in evidente conflitto di interessi) incaricato di compiere una prima valutazione della rete, segno evidente della volontà di alcuni azionisti di procedere in questa direzione senza interferenze. Mentre Bernabè, dal canto suo, non si è mai mostrato entusiasta all'idea dello scorporo, inserito in agenda solo per non mettersi di traverso agli azionisti. Ma tra qualche settimana i nodi verranno tutti al pettine e allora si vedranno gli schieramenti in campo: Bernabè-Sawiris contro Patuano-Pagliaro è solo un assaggio di un confronto che si preannuncia determinante per il futuro della prima società telefonica italiana.