Nel mese di marzo  2020 i media hanno diffuso la lettera del  biologo americano  Kristian Andersen alla rivista «Nature» . Si trattava soltanto di una lettera e non di una pubblicazione in cui  Andersen presentava   i risultati di una ricerca sulle sequenze geniche di un  coronavirus che si trova nel  pangolino (detto anche formichiere squamoso)  e quello di  una specie di pipistrelli (a ‘’ ferro di cavallo’’), molto somiglianti al Covid 19, ed erano arrivati alla conclusione (probabilmente un po’ affrettata) che l’ipotesi di un "salto di specie" da animale  a uomo  all'origine della pandemia, fosse  molto probabile.

Ho esaminato  le loro argomentazioni, anche con l’aiuto delle analisi fatte da  un biologo molecolare italiano , e sono giunto alla conclusione che l’ipotesi di mutazione  ‘’naturale’’e  ‘’salto di specie’’ non è affatto convincente. Lo studio di Andersen non spiega come , quando e dove sia avvenuta la mutazione del virus. Oggi sappiamo che, in un  laboratorio di livello BL 4, (come il Wuhan Institute of Virology),  un virus può essere smontato e rimontato nelle sue sequenze genetiche  in infiniti modi. In ogni caso non sono stati ancora trovati con certezza né l’animale serbatoio, cioè una specie di pipistrello affetto da  un Coronavirus uguale al 100% al Covid 19,  né un eventuale l’ospite intermedio (nessun pangolino affetto da Coronavirus), in cui potrebbe essere avvenuta  la mutazione responsabile del salto di specie.

Anche questa è una anomalia importante rispetto a pandemie del passato come Sars e Mers dove gli animali responsabili del  ‘’salto di specie’’ erano  stati individuati. In poche parole manca la prova definitiva. Stupisce dunque la corsa di illustri scienziati  ad abbracciare la tesi di Andersen e colleghi.

Come è in corso una guerra diplomatica tra Usa e Cina sulla diffusione del virus, così nel mondo della scienza c’è l’obiettivo di difendere una verità unica su Wuhan (lo ‘’spillover‘’ naturale del coronavirus  da specie animale all'uomo). Un  motivo è, temo, tutelare gli enormi interessi che gravitano intorno alla ricerca, in particolare  su farmaci e vaccini.         

Stefano Giraudi, cardiologo,  Milano